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Sport a Roma 25 settembre 2020 Nostalgia azzurra Una buona Nazionale di calcio o abitudine alla mediocrità? La Nazionale di Mancini va. E anche abbastanza forte. Dobbiamo dirlo senza indugi e remore. Da un anno e mezzo ormai, il “Mancio” sembra aver trasformato la nefasta e dannata Nazionale precedente in un gruppo compatto, con un gioco ordinato e divertente. Un quattro-tre-tre con una grande variante in mezzo al campo: due registi, due costruttori di gioco. Di solito l’intoccabile Jorginho e poi Verratti, spesso costretto ai box da ripetuti infortuni. Ora il dubbio è uno: siamo davvero tornati una squadra che può far realmente paura alle grandi d’Europa nel prossimo giugno, agli squadroni mondiali in “Qatar 2022” oppure è l’ennesimo sogno senza gloria di questa serie A abbandonata da anni a se stessa e a una gestione politico-calcistica assolutamente deficitaria? Se ci fermiamo un attimo a pensare, veniamo avvolti da forte malinconia. Raccontando un presente così avaro di ambizioni, che ci preclude già in partenza la possibilità di puntare alla finalissima, come accadeva invece nel lussuoso passato. Recentemente abbiamo battuto squadre che, con tutto il rispetto, fino a pochi anni fa avremmo affrontato con qualche rincalzo e un pallottoliere in mano. Ma tant’è, è la realtà. D’altronde basta voltarsi e dare un’occhiata ai disastri azzurri negli ultimi Mondiali, in Sud Africa e Brasile, dove non siamo riusciti neanche a passare il girone eliminatorio e in Russia nel 2018, dove addirittura non andammo, non riuscendo a cogliere una qualificazione nel pauroso confronto con la Svezia. È la crisi, in fondo, di un movimento che rispecchia l’intera società italiana, travolta da malaffare e pressapochismo, soprattutto organizzativo. Il numero di giocatori italiani tra i quali Mancini può scegliere è calato vertiginosamente. Prima di pensare al Qatar ovviamente, c’è un Europeo da affrontare la prossima estate, sperando di ottenere quelle soddisfazioni che al momento sembrano solo un sogno. Poco più di quattordici anni fa trionfavamo a Berlino. Come passa il tempo.
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