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Sociale a Roma

22 ottobre 2020
I bimbi sperduti
Bambini con handicap sempre più soli

Neanche Peter Pan potrebbe aiutarli. Chissà, forse anche lui costretto in mascherina da qualche parte. La totalizzante società del Covid, tempio coattivo imperante, con tanto di vestali digitali dell’infelicità ogni giorno dispensatrici di terrore a furor di mass media, non guarda in faccia neanche lui.

D’altronde, come potrebbe volare il buon Peter? Se ricordate un po’ lo splendido personaggio letterario nato dall’inchiostro del britannico Barrie nel lontano 1902, sapete bene che per volare occorrevano pensieri felici. Volava via, lontano e libero, verso l’isola che non c’è”, rigogliosa di “bimbi sperduti”, meravigliosamente uniti nella condivisione di mille avventure e promessi alla fanciullezza eterna.

Anche noi abbiamo i nostri “bimbi sperduti”, ma la nostra isola è solitudine coercitiva. Per i bimbi con handicap (autistici ecc.) e i loro genitori è drammatica emarginazione.

Dimenticati da un mondo spietato, che cura nel dettaglio ogni misura per contrastare il virus letale e tutelare la salute pubblica, per poi dimenticarsi che l’ambito di tutela sanitaria dovrebbe comprendere anche altre malattie. Si spiega forse così il raddoppio dei decessi per malattie cardiovascolari e tumorali negli ultimi mesi. Tralasciando per rabbia lo sconcertante numero di suicidi, triplicato da marzo 2020 ad oggi.

Le testimonianze dei genitori sono laceranti: bimbi senza sostegno adeguato nella scuola. Non per colpa degli istituti ma di tutta quella serie di norme emergenziali che non permettono di garantire nella pratica un ausilio adeguato ai minori che ne necessitano, per completare la loro formazione umana e sociale. Creando così danni gravi e forse permanenti.

Un’altra? Eccola. Diceva un papà: “mio figlio non può indossare la mascherina per gravi disturbi sensoriali, ogni volta che usciamo la gente ci guarda come colpevoli, ignorando e catalogandoci moralmente come eversivi”.

In un noto centro commerciale, qualche tempo fa, un vigilante non ha concesso l’ingresso a papà e figlio con handicap, perché quest’ultimo senza mascherina. A nulla sono servite le spiegazioni del padre; la reazione nervosa del piccolo ha costretto i due ad andarsene velocemente.

Sono solo alcuni casi di una follia dilagante. Chiariamo: i DPCM non obbligano né i bambini sotto i 6 anni né i minori con seri handicap all’uso della mascherina. Tuttavia le norme vanno giudicate nei risvolti che hanno nella vita reale. E, nell’urlo terrorizzato di Munch, disperata sinfonia della funerea e disumana società del Covid, uno dei tristi risultati raggiunti è anche l’emarginazione dei bambini con invalidità.

Certamente la colpa è spesso dell’ottusità della gente. Che ha ormai nel terrore il nuovo compagno di vita, che vede nel prossimo non distanziato e sanificato l’untore da additare a demone. Una società violenta e violentata, che non riconosce neanche più il diritto ai bimbi e ai ragazzi di essere se stessi, in tutte le loro sfaccettature.

Accecati dall’odio e dalla disperazione, gettiamo via anche quel po’ di umanità e sensibilità che potremmo ancora conservare. Come bene prezioso, forse ultimo, per resistere a tutto questo. Per non accettare in futuro una nuova normalità, “come il mondo che ci han dato senza domandarci niente”, cantava qualcuno.

Siamo senza pensieri felici. E allora dormi Peter Pan, non è più tempo di volare.

 

 

 


articolo inserito da: Raniero Mercuri
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