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Sport a Roma 10 febbraio 2021 Sei Nazioni 2021: Italia subito ko Pesante sconfitta all’esordio con la Francia Pronti via, subito ko.
Inizia così il Sei Nazioni 2021 per
la nazionale italiana di rugby, farcita di giovani e di punti subìti. Con i
cuginastri d’oltralpe finisce a valanga: dieci a cinquanta. Quaranta punti di
scarto. Sette mete loro, una noi. Non basta? Con questa siamo a ventotto
sconfitte consecutive in uno dei tornei più importanti sulla scena mondiale di
questo sport, sia per l’antica tradizione che lo avvolge sia per l’effettiva
qualità dei partecipanti. Di tutti, tranne l’Italia. Che, nello spettrale
scenario dell’Olimpico di Roma, vuoto e triste, ha fatto poco o nulla per
fuggire alla ghigliottina transalpina. Il ct azzurro Smith, alla vigilia, aveva
detto: «noi siamo concentrati sul nostro piano di gioco e su cosa fare in
campo». Bene. Chiariamo: siamo una
squadra giovane, forse troppo. Anche loro. Abbiamo bisogno del giusto rodaggio
per trovare la giusta sintonia tra i reparti. Anche loro. La vera differenza allora
dov’è? Nella qualità. Tecnicamente deliziosi i francesi in tutti gli ottanta
minuti, passati a devastare la metà campo azzurra con scorrerie forsennate che
neanche Brenno dei galli sènoni durante il terribile sacco di Roma del 387 a.c. Non vinciamo una partita
del Sei Nazioni dal 2015. Sì, avete
capito bene. Cinque anni da vinti. Potrebbe essere il titolo di un libro o di
un film. Ci chiediamo allora se in una serie così lunga di sconfitte arriverà
mai la puntata giusta, quella che sorprende e ti incolla allo schermo, o quel
capitolo del romanzo che regala d’improvviso uno sprazzo di novità e stupore. In fondo, gli italiani
appassionati di questo sport antico e nobile, fratellastro del football,
meriterebbero, una volta per tutte, un progetto serio che coinvolga tutto il
movimento e che ridia linfa vitale ad anni bui. Troppo duri? Va bene: questa
è una nazionale giovanissima nei suoi interpreti principali e in diversi
gregari. Alcuni anche di talento, non c’è dubbio. Occorre aspettarli e farli
crescere. Ma questo, perdonateci,
lo sappiamo dal 2015.
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