Ha cambiato poco o nulla in sede di calciomercato. Tutto uguale, tranne l’allenatore. Luciano Spalletti è infatti un grande colpo per la panchina azzurra. Uno dei pochi allenatori in Italia e all’estero in grado di poter dire di aver sbagliato solo una o due stagioni in tutta una carriera (Venezia e Sampdoria). Poi, ottimi o grandi capolavori: dal sorprendente Empoli di fine anni Novanta, passando per l’Udinese trascinata alla storica qualificazione in Champions League nel 2005 per approdare poi alla Roma per la prima volta, vincendo coppe e sfiorando scudetti. Poi, ancora, l’ottimo Zenit in Russia e il secondo sbarco a Roma, poi l’Inter in Champions all’ultimo soffio ed ora il Napoli.

Il grande difetto di Spalletti è nel carattere: permaloso fino all’eccesso, irascibile, a tratti burrascoso. L’aver scaraventato a terra, calpestandola, la storia dell’ultimo Totti a Roma è lì, a dimostrarlo.

Detto questo, le sue squadre giocano sempre un gran calcio e questo Napoli, con una rosa forse un po’ corta ma con interpreti di assoluto primo piano, potrebbe rappresentare davvero la principessa azzurra che scappa via a mezzanotte e non la prendi più.

Le prime due gare di campionato hanno evidenziato che i partenopei hanno già mandato a memoria molti dettami tattici del mister toscano.

La gara d’esordio, in casa contro il Venezia, giocata in dieci per settanta minuti dopo il rosso a Osimhen, è stata giocata bene e sbloccata soltanto a trenta minuti dal termine da Insigne su rigore; poi, il raddoppio di Elmas.

Nella gara successiva gli azzurri hanno fatto visita al Genoa. Gara combattuta e terminata uno a due per gli ospiti, gelati dal gol di Petagna al minuto ottantaquattro.

Il Napoli, se non avrà cali di tensione durante l’anno, potrà davvero sognare concretamente quello Scudetto che manca da tanti, troppi, anni.