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Sport a Roma 30 settembre 2021 Il tempo di Mou Nel suo viaggio infinito Il tempo. Quante volte ha
usato questo termine Mourinho. Tantissime. Subito, nella prima, epica,
conferenza stampa al Campidoglio, accanto a Marco Aurelio. Epica perché,
semplicemente, verrà ricordata come l’inizio del tutto. Di quello che ora
vedono in pochi. Il tempo che invoca,
però, non è quello fisico, materiale, concreto, per costruire una Roma piena
zeppa di campioni affermati. Non è mortale, come credono in molti, necessario per
attendere ogni anno un acquisto in più . Non è scorrere del tempo che, come
sappiamo, è solo una strutturazione umana per scandire la durata di ciò che
appare. Il tempo già è. E basta e
avanza ad accogliere qualsiasi pensiero e velleità umana, candida espressione
di un insieme infinito. Non esiste tempo fine a
se stesso. Tempo da attendere o da rimpiangere. Costruzione illusoria di attese
inutili e nostalgie fisiche. Il tempo è ora. E Mou,
reincarnazione ideale dell‘imperatore filosofo Marco Aurelio, lo sa bene. C’è
dentro con tutto se stesso. Come? Correndo in estasi
senza freni sotto la curva dopo una vittoria. “In quel momento ero un bimbo” ha
detto. Già, in piena relatività umana, oltre lo spazio e a spasso nell’unico
tempo che esiste, quello dell’anima. Poi ha perso una, due
volte. La seconda nel derby. Ha preso tutte le critiche, ha risposto a muso
duro, ferito, come deve necessariamente essere chi è vivo, perché lì dentro
provare qualsiasi tipo di emozione è un’obbligatorietà dell’anima. Perché lì sei
bimbo che corre e sessantenne che impreca. Il suo viaggio è ora, per chi ancora non l’ha capito. Il tempo di cui parla è ogni istante dal Campidoglio in poi. Vivo come un attimo, infinito come l’eternità. Il suo tempo è Roma.
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