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Sociale a Palombara Sabina 23 ottobre 2019 La disabilità non può essere solo un manifesto, ma azioni concrete di assistenza socio-sanitaria la difficoltà di nascere diversamente abile, pur essendo nell'era della modernità e dell'efficienz La questione di una sanità efficiente
e strutturata e della cura professionale organizzata e specialistica
dei pazienti con disabilità è, nella Sabina Romana, un tema molto
sentito da un numero considerevole di famiglie. Questi nuclei
familiari stanno lottando con forza per far valere i diritti dei
propri figli disabili, costretti ad un'assistenza precaria nelle
forme di intervento e nello sviluppo delle cure. Il punto centrale di questo delicato
tema socio-sanitario è il rapporto che intercorre tra le strutture
mediche, i suoi operatori e i pazienti: un rapporto che è molte
volte privo di adeguati supporti da parte degli operatori , in numero
sempre più ridotto rispetto la richiesta con una conseguente non
corretta assistenza verso i ragazzi portatori di una disabilità. La
mancanza di organizzazione nelle strutture sanitarie è la causa
principale di queste carenze. Nella Sabina romana il caso assume
connotati critici soprattutto per quello che riguarda la presenza sul
territorio di pochi centri diurni per la disabilità adulta. Tra le varie testimonianze di così
gravi disagi, c'è la storia della signora Maria Pia Mezzanotte e di
suo figlio Valerio di ventiquattro anni affetto da ritardo cognitivo
grave. La signora Mezzanotte di Palombara Sabina, segnala da anni i
disservizi del sistema assistenziale dell'Asl Roma 5 e la mancanza
nel medesimo distretto sanitario del Servizio di handicap adulto e
quindi conseguentemente di un sistema che possa sviluppare cure in
modo specifico. I problemi che la signora e il figlio
devono affrontare riguardano innanzitutto il rapporto
disabilità-tempo, inteso come il tempo che viene dedicato a ciascun
paziente per uno sviluppo corretto delle cure. In una lettera indirizzata, qualche
tempo fa, al Ministro per le Politiche della Famiglia e Disabilità
On. Lorenzo Fontana, la madre di Valerio evidenziava come in un
centro diurno si dovrebbe porre al centro la persona, la qualità
della sua vita, per migliorarla e promuoverne e svilupparne le
potenzialità. All'interno dei centri diurni per la disabilità
adulta presenti nella Regione Lazio , tra questi anche quello che
ospita il ventiquatrenne palombarese ci si ritrova invece in un
sistema assistenziale che prevede un rapporto di 1 a 10 vale a dire
per ogni dieci ragazzi c'è ad assisterli, curarli e accudirli un
solo operatore. Parliamo di utenti diversamente abili che possono
avere compromissioni a compiere le normali azioni quotidiane , da
lievi a severe per i quali la Regione Lazio sembra però non
riconoscerne la differenziazione né l'importanza. Questa forma di assistenza è il
manifesto quindi della disorganizzazione della struttura sociale e
sanitaria della Regione Lazio in ritardo nell'applicare i giusti
parametri di rapporto tra operatori e pazienti, che dovrebbero essere
invece in linea con quelli vigenti in altre Regioni Italiane , in Emilia Romagna per esempio si prevede un rapporto che va da 1/5 per le
disabilità moderate a 1/ 2 per le disabilità complete .
L'altro grande e grave problema che la
donna ha riscontrato in questi anni di dure battaglie per la difesa
dei diritti del figlio, risponde alla domanda: Dove bisogna andare
per un aggiornamento della diagnosi? Il disorientamento è grande e
genera incertezza così come è portatore di un senso di sfinimento
nella famiglia di Valerio molto spesso “abbandonato”, dagli Enti
di cura, a se stesso senza un vero programma strutturato. Secondo
l'esperienza personale della signora Maria Pia dopo il compimento del
18 esimo anno di età di Valerio se ha potuto ricevere consigli o
assistenza medica lo deve alla buona volontà e alla professionalità
di neuropsichiatri del Bambino Gesù di Santa Marinella che
nonostante non fossero più competenti data l'età adulta di Valerio
hanno continuato a seguirlo seppure nel limite delle loro possibilità
. Il sistema sanitario della Asl RM 5
prevede infatti che fino ai 18 anni ci sia un TSMREE a disposizione
della piccola utenza ma che è stracolmo e avvisa della presenza di
liste d'attesa lunghe anche due anni . Dopo i diciotto anni, la
situazione sembra peggiorare perchè la stessa Asl non ha istituito
alcun servizio per l'handicap adulto. Che fine fanno quindi i nostri
ragazzi? La signora Maria Pia ha cercato di
sottolineare – con la sua lettera al Ministro – come invece un
intervento precoce su una disabilità possa fare moltissimo. In
questo modo risulta evidente l'acutizzarsi della patologia del figlio
e ne consegue una totale mancanza di stabilità nel processo di cure
con forti ripercussioni su tutto il nucleo familiare. I rapporti anche nelle famiglie
combattive e unite come quelle della signora Maria Pia diventano via via non facili e lo
spazio di vita, che caratterizza la socialità individuale di ciascun
individuo, è messa in costante discussione da una cosiddetta
dipendenza del “tutti da tutti” che genera disagi umani notevoli
e cronici. Un fattore questo che potrebbe minare il rapporto empatico
che pur c'è e vive tra genitori e figli e chiama in causa, una volta
ancora, l'inefficienza di un sistema sanitario “colpevole” di una
mancanza di prevenzione e istituzionalizzazione. Altra difficoltà per la signora Maria
Pia è quella di rivolgersi a figure professionali certe visto i
continui cambi alla direzione generale Asl Roma 5 degli ultimi tempi,
ben quattro. Tutto questo aumenta per lei, suo figlio e la sua
famiglia la vulnerabilità dei supporti a cui potersi rivolgere
poiché nasce e cresce il senso di una complessiva mancanza di
collaborazione e stabilità degli Istituti di cura e assistenza. E' il sistema stesso, così per come è
strutturato e sviluppato a costringere alla resa e a mantenere
sommerso il disagio delle famiglie nel territorio sabino e
palombarese in particolare. Le difficoltà sono molte e - secondo
Maria Pia – sono alla base delle lotte per la difesa forte e
profondamente umana che da anni porta avanti per suo figlio.
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