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Eventi a Roma 02 aprile 2020 Simboli L’importanza del linguaggio non verbale Tutti abbiamo visto
in tv – chi in diretta e chi nei tg – la cerimonia del papa con la benedizione urbi et orbi per il coronavirus. Lo
spettacolo offerto da una piazza San Pietro deserta sotto la pioggia battente è
stato sicuramente d’effetto, ma, oltre l’aspetto religioso che lasciamo a
ciascun lettore, vogliamo riflettere sull’impressione ricevuta da quelle
immagini, cercando di analizzare il linguaggio non verbale di quella cerimonia.
Piazza San
Pietro. La benedizione si è
svolta in parte nella piazza e in parte nel sagrato di San Pietro, invece che
all’interno della basilica. Con questa scelta si potrebbe ipotizzare la volontà
del papa di dimostrare di essere in mezzo al suo popolo e non chiuso nei
palazzi, quasi a voler abbracciare i fedeli come simboleggiato dal colonnato
del Bernini. Il papa solo. Oltre che per motivi
di sicurezza, il papa è apparso lì, solo, al centro di una piazza enorme ma
deserta, come soli siamo tutti in questo contesto irreale. Le vesti del
papa. Papa Francesco ha
indossato l’abito bianco, senza le insegne papali, quasi a dire «sono solo un
umile sacerdote che prega per il suo gregge». Il Crocifisso e
la Madonna. All’ingresso della
basilica sono stati esposti il Crocifisso di San Marcello al Corso e l’icona
della Madonna Salus Populi Romani. Entrambi
i simulacri rappresentano i baluardi cui il popolo romano nei secoli si è
aggrappato in caso di pericolo o di pestilenze, il primo è un Cristo del XIV
secolo e si trova in San Marcello al Corso, la seconda è un’icona medievale ed
è collocata nella basilica di Santa Maria Maggiore. Già a metà marzo il papa si
era recato in preghiera in quelle chiese, ora, come è sempre accaduto nella
storia romana in occasioni di emergenze o calamità, sono stati portati in
Vaticano, non con processioni ma privatamente. La lingua. Papa Francesco ha
parlato in italiano. Sembrerebbe normale per noi che usi l’italiano, essendo a
Roma, ma se ci riflettiamo un attimo notiamo che non è sempre stato così fino a
tempi recenti, in quanto la lingua ufficiale della Chiesa è il latino, e anche
i suoi predecessori – tra cui Giovanni Paolo II e Benedetto XVI – celebravano
in latino, soprattutto nelle cerimonie importanti. La benedizione urbi et orbi. Per i credenti è stato il momento più importante, cioè quando il papa ha preso il Santissimo Sacramento – l’ostia consacrata nell’ostensorio – e dal sagrato ha benedetto Roma – urbi – e il mondo – orbi. È un rito papale antichissimo e si svolge non sulla piazza – come nei giorni scorsi per il coronavirus – ma dalla loggia delle benedizioni – quella da cui si affaccia il nuovo pontefice appena eletto. Anche questo cambiamento del rituale potrebbe essere interpretato come volontà del papa di essere tra i fedeli e non separato da loro.
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