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Sociale a Palombara Sabina 07 aprile 2020 La prevenzione della violenza sulle donne e il coronavirus La dottoressa Teresa Zampino spiega qual è la connessione tra i due fenomeni Nelle settimane del coronavirus il
tessuto sociale si scopre debole e indifeso, a tutti i livelli.
Assieme all’emergenza sanitaria, un altro fenomeno sociale dal
tratto oscuro richiama l’attenzione degli esperti e dei cittadini:
la violenza sulle donne. Il panorama che si dipana è molto
pericoloso, perché la necessità di stare a casa nel rispetto delle
norme può rivelarsi una prigionia per tutte quelle donne che
subiscono violenze. Nasce così nell’angolo più remoto della casa,
l’isolamento. Il grande pericolo per tutte le donne
che sono ingiustamente vessate dalla cultura della brutalità e
dell’ignoranza è quello di chiudersi nel silenzio e, in virtù di
questa incomunicabilità comunicativa, subire delle angherie senza
reagire. Su questo tema di estrema sensibilità
sociale è intervenuta, in questi giorni, in collegamento audiovisivo
con 264 Zoom Radio Cusano Tv Italia, la dottoressa Teresa Zampino,
presidente nazionale dell’associazione Centrailsogno che da undici
anni opera a Palombara Sabina e nella società del territorio della
Sabina romana. L’associazione ha sviluppato negli anni moltissimi
progetti, da quelli aggregativi per i bambini e le loro famiglie allo
sportello d’ascolto per i disagi sociali, fino a costituire nel
2011 il centro anti violenza in collaborazione con la Asl Roma 5, il
Comune di Palombara Sabina, l’Azienda speciale territoriale e la
Casa della Salute. Nel suo intervento la dottoressa
Zampino ha centrato due questioni fondamentali: come le donne possano
difendersi in questo momento e l’importanza della prevenzione. Il
tutto per combattere, appunto, il pericolo dell’isolamento, vero
alleato delle violenze che potrebbero subire nel più assordante
silenzio. Sul primo tema in questione la
dottoressa teme che i giorni del coronavirus, che costringono le
persone alla permanenza a casa, possano essere giorni di regressione
dei processi di denuncia e di comunicazione del proprio stato di vita
per tutte le donne che sono colpite da violenza. È una
preoccupazione legittima basata anche su un fatto pratico: le donne
che convivono con un partner rissoso e manesco non possono stare
tutto il giorno al telefono. Per questo la dottoressa Zampino ha
voluto precisare l’istituzione, da parte di Centrailsogno, di linee
telefoniche cellulari e della possibilità di inviare messaggi sia su
WhatsApp che sulla pagina Facebook dell’associazione. Si tratta di
un primo passo per abbattere il mostro dell’incomunicabilità e
aprire al dialogo. Messo un primo tassello per dare
centralità alla comunicazione, la dottoressa ha poi spiegato come
questo momento di isolamento non debba favorire la regressione dei
processi di denuncia. È questo invece il momento in cui costituire
una opportunità di riflessione, con il tempo come alleato, al fine
di raggiungere una consapevolezza che permetta alle donne che
subiscono questi atti disumani di parlarne con gli esperti e i
professionisti di Centrailsogno. La dottoressa Zampino si è poi rivolta
alle donne sostenendo che non debbano stare assolutamente in
silenzio, e di seguito agli uomini: «Un appello agli uomini
perché, non ci dimentichiamo, di uomini buoni e bravi ce ne sono
veramente tanti e in questa battaglia abbiamo bisogno di alleati».
Il richiamo intelligente è importante perché sottolinea come tutti,
all’interno della comunità, e soprattutto i più sensibili debbano
aiutare a trasmettere e attuare un messaggio positivo e di grande
forza verso le donne. L’altro punto affrontato dalla
responsabile di Centrailsogno è stato quello relativo alla
prevenzione. La domanda è: come si può attuare? La dottoressa ha
illustrato un programma fatto di progetti per le scuole insegnando ai
giovani la cultura del rispetto, lo sviluppo di un dialogo con tutte
le generazioni, il concetto della vigilanza sociale dove ciascuno di
noi possa aiutare l’altro con giuste indicazioni e consigli. Un
impianto snello e concatenato in un sistema preventivo che si affidi
poi tanto alle forze dell’ordine quanto ai professionisti dei
centri antiviolenza. Assieme alla dottoressa Teresa Zampino
è intervenuta anche l’avvocato Laura Passacantilli che si occupa,
all’interno di Centrailsogno, della parte legale che afferisce alla
violenza sulle donne. Nel sottolineare come spesso si trovi a seguire
casi di violenze inenarrabili che si sviluppano anche in apparenti
casi di iniziale e normale convivenza civile, ha ricordato
l’importanza della sinergia che c’è tra centri e servizi
sociali, forze dell’ordine e professionisti e la rilevanza
giuridica del codice rosso istituito da circa un anno. Tale codice,
che determina l’arresto degli uomini che commettono violenze sulle
donne, è volto a migliorare la tempestività degli interventi
avviando con celerità il procedimento penale e quelli di protezioni
delle vittime colpite da maltrattamenti, stalking e violenza
sessuale. L’avvocato Passacantilli, nel sottolineare anche lei come
si possa in questa fase andare incontro a un minor numero di denunce
per via dell’isolamento e della paura di comunicare, ha ribadito
con forza l’importanza di far conoscere la propria storia senza
paura di subire ritorsioni. C’è, in questi professionisti di
livello, una giusta preoccupazione poiché il dato delle poche
denunce fatte in questo periodo è allarmante e fa temere un
peggioramento della situazione. All’interno però del dibattito
critico c’è anche spazio per un messaggio di speranza da parte
dell’avvocato Passacantilli: «Le donne che si ritrovano vittime
di violenza domestica dovrebbero prendere coscienza che non bisogna
rimanere vittime passive della violenza, ma bisogna denunciare
passando prima per i Centri anti violenza». La mentalità, come
già aveva sottolineato la dottoressa Zampino, deve essere quella di
utilizzare questo periodo per prendere consapevolezza e non rimanere
in silenzio.
La dottoressa Zampino ha voluto, anche, inviare un messaggio a tutte le donne: «In questo momento particolare che costringe tutti a una distanza di almeno un metro, c’è chi invece è costretto a scontri ravvicinati. Sono le donne che subiscono violenza e che con questa convivenza forzata faranno i conti con chi non avrà pietà di loro. Il Centro Antiviolenza c’è, attraverso il numero 331 3007110, Whatsapp, Facebook sulla pagina Centro Antiviolenza Palombara Sabina. Siamo distanti ma non siete sole».
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