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Sport a Roma 10 luglio 2020 Bryan Cristante, una vita da mediano L'importanza tecnica e tattica di un giocatore duttile e prezioso Una vita da mediano e non solo quella di Bryan Cristante, jolly tuttofare della Roma targata Paulo Fonseca. Il “non solo” sta a indicare il passato tecnico-tattico del ragazzo italo canadese nato venticinque anni fa a San Vito al Tagliamento, centro culturale ed economico del Friuli-Venezia Giulia. Un passato da trequartista dagli inserimenti verticali e pungenti in zona gol con l’Atalanta dello “zio” Gasperini, poi la trasformazione in mediano davanti alla difesa e oggi con l’allenatore portoghese perfino difensore centrale. Prima di Roma-Parma dello scorso turno di campionato, ci si è chiesti nell’enclave romanista e allargando il raggio nella letteratura sportiva che si occupa di tattica, perché un centrocampista che è stato sempre deputato alle incursioni in area avversaria ora debba giocare come difensore centrale in una linea difensiva a tre. La risposta è duplice. Dal punto di vista tattico Cristante ha struttura fisica (1,86 cm) e resistenza ai contrasti con i centravanti avversari, tali da permettergli di essere competitivo a livello dello scontro fisico, quindi del contrasto. E poi è un centrocampista, che non avrà i piedi in palleggio di Xavi e Iniesta o di Gerrard (se vogliamo fare un paragone più calzante dal punto di vista della morfologia fisica), ma da dietro può impostare e rendere verticale un gioco della Roma per caratteristiche lento e macchinoso. L’idea di Paulo Fonseca non è quindi campata in aria come si suol dire in gergo, ma ha un suo fondamento tattico. Serve lì Cristante per iniziare il gioco facendo dieci metri palla al piede e dando profondo e forte di piatto il passaggio che salti il primo pressing degli attaccanti avversari e metta in moto i 6 invasori, già posizionati nella metà campo contraria. L’altro motivo è legato alla interpretazione che Cristante dà alla figura del giocatore. Figura dietro la quale, c’è sempre per chiunque l’uomo. Nel silenzio delle grandi emozioni, che ne caratterizza la personalità, Bryan è un atleta eclettico dai mille ruoli, uno di quelli che arrivato dall’Atalanta dove giocava trequartista è ora alla Roma capace di vivere una vita da mediano e da difensore centrale senza mai lamentarsi. Un vero jolly che va incontro anche a figuracce in campo ma che si adatta per il bene della squadra e fa tutto ciò che gli dice Fonseca. Resta da chiarire se sia o no un giocatore utile alla causa un po’ ingrigita della Roma. Certamente sì per via di questo suo spirito di sacrificio che molto sarebbe piaciuto a Dan Peterson, di questa sua duttilità che è utilissima nel calcio moderno perché dà alla squadra soluzioni in più e che lo ha trasformato da trequartista a mediano e oggi difensore, a inseguir palloni come avrebbe cantato Ligabue di Oriali. Domani in Brescia-Roma non giocherà per via di una squalifica rimediata contro il Parma nel turno precedente, la sua assenza si sentirà eccome.
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