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Sociale a Marcellina 01 aprile 2021 L'acqua come bene comune La storia di un nucleo familiare che lotta per i suoi diritti Il tema del rifornimento idrico è molto importante, nel passato come al giorno d’oggi. L’acqua è un bene primario ineludibile per ciascun uomo, per ciascuna donna, per i bambini, per gli adolescenti e gli adulti, per le famiglie. Ed è un diritto sociale di tutti. Il mondo da sempre lo ha posto al centro della sua costruzione delle società. Prima dell’era cristiana il mondo dei padri dell’umanità, i Fenici, i Sumeri, gli egiziani antichi fondarono tutta l’impalcatura della loro evoluta società sul sistema idrico, che avrebbe dovuto portare l’acqua nelle città e nelle case. Lo stesso facevano gli Inca, i Maya e gli Aztechi nel Nuovo Mondo tanto da stupire – al loro arrivo – gli increduli spagnoli. E così fu dopo qualche difficoltà sorta nel mondo medievale e subito risolta nei suoi secoli fulgidi dal X al XIV. L’età moderna, invece, fece dell’utilizzo dell’acqua anche un fondamento commerciale. Questa premessa storica è importante per considerare come oggigiorno la situazione mondiale del fenomeno e con particolare riferimento quella dell’Italia che da penisola è bagnata dall’acqua e che del suo utilizzo ha sempre fatto un cardine, sia in crisi con un divario nel settore idrico contemporaneo che vede la nostra nazione capolista per uso di acqua in bottiglia (188 litri procapite l’anno). Un triste primato – come sottolineano gli esperti di settore – che ci vede primi in Europa e secondi nel mondo. Su questa base, che chiama in causa la corretta distribuzione dell’acqua per tutti e la salvaguardia dei diritti civili e sociali dei nuclei familiari, si incastra la storia di una famiglia della Sabina romana residente nella cittadina di Marcellina. Il caso in questione è quello di una famiglia, che in queste settimane ha più volte richiesto alla sede centrale di Acea, in via Ostiense, un preventivo per il riallaccio del contatore. Da sette anni, infatti, dal 2013 il nucleo familiare non può usufruire del servizio idrico in casa ed è costretta a lavarsi, cucinare e svolgere le faccende di casa che richiedono l’uso dell’acqua, con le bottiglie riempite da loro e da amici che sono accorsi in aiuto. Il capofamiglia, marito e padre di due figli (uno residente in America), nel 2006 ha perso il lavoro di guardia giurata dovendo ripiegare in un primo momento su lavori saltuari e poi trovando impiego come spazzino di una cooperativa di Roma; questa condizione, che negli anni lo ha portato a passare altri difficili momenti di crisi, vede oggi la famiglia vivere con il reddito di cittadinanza del marito e la disoccupazione della moglie. In questo contesto finanziario difficile il mancato pagamento di due bollette ha portato alla cessazione del servizio e all’invio da parte del servizio idrico integrato di esose fatture dall’ammontare sempre più esorbitante. Prima 400 poi 600 e successivamente ancora bollette da 700 euro che hanno portato il totale delle richieste oltre i 3.000 euro. Passando un lungo periodo di crisi i familiari sono andati – per via di tali richieste – ancor più in difficoltà non avendo il denaro per poter in breve tempo adempiere a questi pagamenti. E al contempo continuando a rimanere senz’acqua in questi anni. Il capofamiglia in questi giorni ha fatto appello al buon senso degli enti preposti e del servizio idrico di Acea affinché tengano conto del momento che lui e i suoi cari stanno passando da anni. Per far conoscere la sua posizione ha più volte sollecitato con varie comunicazioni volte a far conoscere le cattive condizioni in cui versa la sua famiglia e la necessità di poter arrivare a un accordo che sia in grado di riequilibrare la situazione ridando allo stesso tempo la possibilità di utilizzare il servizio e quindi di avere a disposizione l’acqua. Il capofamiglia nelle sue lettere e nelle mail inviate ad Acea ha richiesto più volte il riallaccio del contatore e il pagamento dilazionato delle bollette secondo le possibilità. Il cittadino di Marcellina ha specificato però come l’azienda non abbia ancora risposto a nessuna di queste istanze. Nel richiedere una sollecita risposta da parte di Acea l’uomo sta intanto cercando di proteggere la sua famiglia – seppur il momento storico sia difficilissimo – impostando l’apertura di una sua attività incentrata sul caffè e su tutto ciò che lo riguarda, grazie alla richiesta di un prestito. Un modo per iniziare a reagire alle avversità, ma anche per far valere non solo lavorativamente parlando ma anche civilmente i suoi diritti di cittadino. La richiesta di poter tornare a utilizzare il bene primario dell’acqua cercando una civile trattativa che possa diluire i pagamenti in maniera ragionevole, è la battaglia sociale e di diritti che sta combattendo questo coraggioso cittadino di Marcellina. Ed è una battaglia giusta e di civiltà.
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