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Cultura a Fara in Sabina 17 luglio 2021 Viaggi in Sabina: Fara in Sabina Ottava tappa del nostro percorso tra le bellezze della regione In provincia di Rieti, a
circa cinquanta metri di altezza e con una popolazione di quasi quattordicimila
abitanti, si estende la graziosa Fara in Sabina. A livello paesaggistico
non c’è alcun dubbio: il panorama è mozzafiato, soprattutto per chi ama la
natura in tutte le sue espressioni più armoniose e delicate: una lunga distesa
di uliveti la fa da padrona, regalando, specialmente a chi viene dal caos della
grande città, momenti di assoluta serenità che dagli occhi vanno dritti al
cuore. Chi è interessato
maggiormente invece alle connotazioni storiche del territorio, deve sapere che
Fara in Sabina ha origini addirittura preistoriche, risalenti al periodo del
Bronzo Medio, gli anni in cui per capirci, nell’antica Grecia nasceva e si
sviluppava la splendida civiltà micenea. Detto questo, occorre
sottolineare che le radici storiche della cittadina, per come la conosciamo
oggi, risalgono all’età longobarda, di cui fu un feudo assoluto e prezioso.
Pensate che il termine “fara” deriva proprio, tale e quale, dalla lingua
longobarda e voleva dire “clan familiare”. Successivamente anche
lei, come molte altre terre sabine, fu feudo prima degli Orsini e poi dei
Barberini. Nel Novecento fu teatro di un eccidio atroce: era il 1920 e una
manifestazione apparentemente pacifica di braccianti che rivendicavano maggiori
diritti, libertà e soprattutto tutele sul lavoro, massacrante e senza alcun
rispetto della dignità della persona umana in quanto lavoratore, fu repressa
nel sangue. Undici manifestanti furono uccisi dalle forze dell’ordine, nel
periodo storicamente ricordato come Biennio rosso, che segnò in modo indelebile
il primo dopoguerra dell’Italia liberale, non più adatta a rispondere alle
esigenze dei lavoratori. Sotto il profilo
architettonico, artistico e monumentale, Fara in Sabina non ha davvero nulla da
invidiare alle vicine cittadine della regione. Pronti via e subito ci
imbattiamo nel Palazzo Baronale, oggi sede del Museo Archeologico. Poi, la chiesa di San Giacomo,
di chiarissimo stile seicentesco. Ancora, senza fermarci un
attimo, ecco che ci appare nella sua classicità Palazzo Foschi del Quattrocento
e Palazzo Farnese di fine Cinquecento, di piena epoca tardo rinascimentale. Due
perle da non perdere. Lasciamo per ultima,
perché già trattata in un precedente viaggio a parte, l’abbazia di Farfa, che è
ufficialmente inserita sotto la giurisdizione del comune di Fara in Sabina. Lo
splendore di questa antica “fortezza” lo conosciamo bene ormai. Quello che non sappiamo è
se, dopo questa breve guida, qualcuno abbia ancora dei dubbi sul visitare o
meno questo luogo imperdibile. Storico, delicato e
armonioso come pochi altri.
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