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Sport a Roma 31 agosto 2021 Serie A, sette sorelle. L’Inter Viaggio nelle squadre a caccia dello Scudetto 2021-2022 Conte se n’è andato e non
ritorna più. Quando il festival del pianto nerazzurro sembrava ormai prendere
il via come colonna sonora di una stagione già crocefissa in partenza, ecco
arrivare come un raggio di sole inaspettato le prime due giornate di
campionato. Sei punti. L’esordio a San Siro col tricolore sulle maglie e parte
del pubblico finalmente presente sugli spalti non poteva regalare una
prestazione migliore di quella offerta dall’undici di Simone Inzaghi che, privo
anche di Lautaro Martinez per squalifica, ha malmenato il malcapitato Genoa di
Ballardini. Certo, l’avversario si è rivelato disastroso sotto ogni punto di
vista, anche quello di appartenenza al club, mostrando una squallida maglia grigia. Quattro a zero il
risultato finale. A segno Skriniar di testa dopo soli quattro minuti, poi gran
destro dell’ex cugino rossonero Calhanoglu. Nel secondo tempo Vidal e il neo
bomber Dzeko hanno tranquillamente chiuso la pratica. Le cessioni estive di
Lukaku ed Hakimi, i migliori nella scorsa stagione, più l’addio del tecnico
salentino, avevano giustamente gettato nel panico tutto il mondo interista,
fresco Campione d’Italia dopo undici anni di attesa. Poi, senza dubbio, le critiche
condizioni economiche in cui versa la società non aiutano certo a tenere calmi
gli animi, soprattutto nella curva nord, che più volte si è espressa
condannando aspramente il comportamento dei dirigenti. Nonostante questo, qualche
buon colpo è stato fatto. A partire da Edin Dzeko, che certamente ha l’età che
ha ma che può ancora, grazie alla sua fantastica visione di gioco, dare un
contributo importante. La seconda giornata ci ha
confermato le sensazioni dell’esordio. L’Inter va a Verona e gli scaligeri per
tutto il primo tempo giocano da applausi. Vanno in vantaggio con Ilic. Poi,
nella ripresa, c’è solo la squadra meneghina. Che prima pareggia con Lautaro
Martinez e poi nel finale colpisce due volte col neo entrato Correa. Finisce uno
a tre. Una dimostrazione di forza, quella del Bentegodi, che sembra una piccola
sentenza iniziale: L’Inter ha ancora fame, ha un ottimo allenatore e,
probabilmente, è ancora la squadra da battere.
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