Nave Aquarius, ONG tutt'altro che solidali Sul caso l'Italia ha smosso le acque
Potrebbe avere un effetto di medio periodo controproducente la mossa di Matteo Salvini di impedire alla nave Aquarius di ricerca e di soccorso (bandiera Gibilterra) l'approdo in un porto italiano. Dal punto di vista politico e mediatico la mossa appare azzeccata, perché ha sicuramente riacceso l'attenzione dell'Europa sugli sbarchi sulle nostre coste. E dal punto di vista di giornali e tv non c'è commentatore che non abbia detto che l'Unione Europea se ne “sbatte” di migranti, rifugiati e quant'altro.
Ma l'eco dei fatti potrebbe paradossalmente attrarre l'attenzione sui miliardari che finanziano le Organizzazioni non governative specializzate nel trasbordo dei migranti dall'Africa: gente iper-ideologizzata, il cui "entusiasmo" potrebbe riaccendersi dopo che la stretta attuata lo scorso anno dal ministro Minniti sulle Ong aveva messo fuori gioco gran parte di quelle che ci riempivano quotidianamente di disperati immigrati. Al momento, a navigare nel Canale di Sicilia sono rimaste appena quattro navi delle circa quattordici che operavano al tempo dei "fasti" delle Ong, prima della stretta di Minniti.
Le navi superstiti continuano a stazionare in zona, in attesa di nuovi finanziamenti, come quello da 150mila euro effettuato dall'allenatore del Manchester United Pep Guardiola, che ha consentito ad una Ong spagnola Proactiva Open Arms di rimettersi in mare. Poi c'è l'aspetto logistico: queste Ong "guadagnano" sul numero di operazioni che effettuano, perché in questo modo sono in grado di esibire "efficienza" ed "efficacia" ai loro finanziatori. Di sicuro, portare i disperati a Malta o in Italia è molto più rapido che portarli in Spagna, che si trova a una distanza doppia. L'Aquarius, per esempio, navigando verso Valencia, ha dovuto abbandonare la sua missione principale per diversi giorni, mentre l'ideale per “lei” e per i suoi finanziatori sarebbe compiere tante operazioni, trasbordando rapidamente gli immigrati per poi prenderne di nuovi e poi di nuovi ancora. Operazione che l'ex ministro Minniti aveva smascherato e che Salvini non ha voluto si ripetesse.
Le soluzioni appaiono di difficile attuazione: ad esempio si dovrebbe investire o comunque sostenere iniziative democratiche finalizzate allo sviluppo economico dei Paesi africani, come la Libia, la Tunisia e il Marocco, e non permettere agli scafisti-mafiosi di lucrare sulla povera gente che sogna una vita dignitosa lontana da guerre e miserie.
I migranti “investono”, invece, i risparmi di una vita nelle navi della speranza e ognuno di noi è responsabile del loro destino, sia nel bene che nel male.